Creatività e crisi della comunità locale

CONSIGLIOMaria Caterina Federici, Rosita Garzi, Elisa Moroni, Creatività e crisi della comunità locale. Nuovi paradigmi di sviluppo socioculturale nei territori mediani, Franco Angeli, 2011.

Il volume intende fare il punto sulla dimensione locale dell’immaginazione creatrice come fattore critico in grado, da una parte, di riorganizzare in maniera nuova elementi da sempre presenti nel territorio locale, dall’altra, di rispondere alla crisi che la comunità è chiamata ad affrontare nella società contemporanea.

Il tema della creatività, inteso come istinto delle combinazioni in senso paretiano, rilegge lo sviluppo locale in un’ottica diversa da quella strettamente economicistica. Il volume intende fare il punto sulla dimensione locale dell’immaginazione creatrice come fattore critico in grado, da una parte, di riorganizzare in maniera nuova elementi da sempre presenti nel territorio locale, dall’altra, di rispondere alla crisi che la comunità locale è chiamata ad affrontare nella società contemporanea.
Il testo affronta, con interventi teorici e di ricerca empirica, quattro tematiche (identità territoriale e tradizione; sviluppo locale e reti di cooperazione; creatività e capitale socioculturale; comunità tra tradizione e innovazione) al fine di leggere e di analizzare il rapporto tra la creatività e la crisi delle comunità locali.

Maria Caterina Federici, professore ordinario di Sociologia generale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia, si dedica da tempo ad approfondire l’analisi socio-economica della realtà umbra. Fra le pubblicazioni al riguardo ricordiamo Quadro e cornice. Per una lettura dinamica dello sviluppo locale (con E. Minardi, FrancoAngeli 2007).
Rosita Garzi, ricercatore di Sociologia dei processi economici e del lavoro presso l’Università degli Studi di Perugia, insegna Sociologia del lavoro e Sociologia della sicurezza economica e Sociologia dei processi economici e collabora con il CEAQ – Centre d’Études sur l’Actuel et le Quotidien (Parigi).
Elisa Moroni è dottoranda in Dinamiche dopo-moderne, strategie d’innovazione e reti di sviluppo locale presso l’Università degli Studi di Perugia. Ha pubblicato svariati saggi e articoli sullo sviluppo locale e ha curato diversi volumi del Centro Studi Ezio Vanoni.

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Amare il borgo: 1) Togli le incrostazioni cittadine..

Amare il borgo. “l’amore esige per la propria soddisfazione un bene infinito” Max Scheler. Penso che amare un luogo sia un sentimento che va al di là della ragione e quindi non si può organizzare, programmare, usare. Un luogo però è anche ambiente, storia, comunità, vita e quindi utilità e allora vogliamo delineare un percorso dove cercheremo di far incontrare amore e ragione, valore ed uso…. Per innammorarsi di un borgo, di una comunità, di un territorio bisogna agire facendo alcune cose necessarie. Cercheremo, attraverso alcune parole d’ordine, di raccontare la nostra esperienza o il nostro Diario di Borgo 1) Togliersi le incrostazioni cittadine. Prima di iniziare un viaggio, una visita, un soggiorno, una semplice passeggiata  in un borgo bisogna scrollarsi di dosso tossine ed incrostazioni tipiche del vivere in città. Evita l’ansia da acquisto, la bulimia del consumo giornaliero. La frenesia da centro commerciale: negozi, negozi, altri negozi,  megastore, folla, kebab, Mc Donald. Il consumare in una mezza giornata: 10 negozi di vestiti, 5 di scarpe, 4 di borse, Ikea, Leroy Merline, decathlon, gelateria, Apple store, acquisti, buste, acquisti, pacchi, gelato, caffè, caffè, caffè… Evita di stare ore in macchina e girare come forsennati su, giù, e intorno. Parcheggia e vai a piedi. Togliti dalla testa la sequenza: correre al lavoro, correre allo snack per la pausa pranzo, fare veloce due boccate alla sigaretta, correre in piscina (o palestra, ecc), correre al supermercato prima che chiude, correre a casa per la cena, mangiare senza piacere davanti alla tv. Addormentarsi, per stress, sul divano. In un borgo, in un luogo ristretto non si corre, si rallenta, non si fa la pausa pranzo, ci si siede a tavola (anche il panino consumato su una panchina diventa il pranzo). Non si fa sport da iniziati si cammina, si sale, si scende, in un’ampia palestra naturale, storica, ambientale, ci si stanca con piacere. Ricerca il prodotto tipico, il piatto del posto, l’olio e gli ortaggi a km0, il vino locale o delle immediate vicinanze… Guarda tutto quello che ti circonda. Ogni cosa, e senza superficialità. Guarda i colori, le sfumature, riguarda le stesse cose in orari e stagioni diverse. Ascolta il silenzio perché non è silenzio ma musica da percepire, rumore del tempo, rumore senza auto. Ri-allena le orecchie, elimina la sordità provocata dai rumori del traffico, della congestione cittadina, Insomma bisogna staccare la solita spina ed accenderne un’altra che va ricercata dentro di noi in relazione forte con il luogo prescelto.

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Hello world! Amo il mio borgo

Vivere in un borgo, in un piccolo comune, in un territorio apparentemente ristretto a volte può sembrare di essersi rinchiusi in una sorta di isolamento senza prospettive. Così non è. Un borgo ti costringe alla riflessione, ti impone di usare lo sguardo con attenzione e senza superficialità. Ogni luogo, piazza, piazzetta, vicolo, casa, monumento, e persone ti impongono uno studio, una scoperta o una riscoperta. Un andare lontano per capire e per guardare al futuro con fiducia e serenità. Questo accade nel proprio borgo giorno per giorno, ma accade ancor di più quando visiti altri borghi altri luoghi. Senti che il mondo è ampio, ricco di particolari e di persone. Un mondo globale che ti fa apprezzare il locale e te lo fa amare, vivere, percepire. Questo blog, dentro il più grande BAIBlog, vuole raccontare questo amore per riflettere e far riflettere.

Buona navigazione e buona scoperta.

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